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Alberione, 141 anni dopo: la speranza del Vangelo che fiorisce in famiglia

C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. E c’è un tempo, forse il più prezioso, per fermarsi a guardare i frutti, per fare memoria delle radici. Il prossimo 4 Aprile 2025 sarà uno di quei momenti per noi dell’Istituto Santa Famiglia. Celebreremo i 141 anni dalla nascita del nostro Fondatore, il Beato Giacomo Alberione. Non sarà solo un calendario che gira, ma un invito a riscoprire la forza di un’intuizione profetica che continua a dare senso al cammino di tante coppie di sposi.

Ricordiamo spesso Don Alberione come l’uomo dei media, il Fondatore vulcanico della Famiglia Paolina. Ma c’è uno sguardo, forse più intimo, che lo portò a pensare a noi, alle famiglie. Era già immerso nell’avventura di Famiglia Cristiana negli anni ’30, sentiva il polso delle case italiane. E lì, tra le gioie e le fatiche quotidiane, colse un desiderio inespresso: quello di coppie che volevano vivere il loro amore non solo nonostante Dio, ma per Dio, con Dio.

Consacrati nella vita quotidiana

Non si trattava di creare una realtà parallela, ma di illuminare dall’interno quella che San Giovanni Paolo II ha riproposto come “Chiesa domestica”. L’idea di Don Alberione, che prese forma negli anni ‘60 con la “nascita” del nostro Istituto, era tanto semplice quanto rivoluzionaria. Il Sacramento del Matrimonio non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di un cammino di consacrazione vissuto nella normalità. Vivere i consigli evangelici – povertà, castità coniugale, obbedienza – non fuggendo dal mondo, ma nel tessuto stesso della vita a due, nell’educazione dei figli, nel lavoro, nelle relazioni sociali. Amarci donandoci.

Lo sguardo a Nazareth

Qualcuno potrebbe chiedersi: perché? Perché aggiungere un impegno ulteriore a una vita già complessa? La risposta sta nella necessità di un cammino per capire e vivere fino in fondo la bellezza e preziosità del sacramento del Matrimonio e, quindi, nello sguardo di Don Alberione verso Nazareth. Lì vedeva non solo un “quadretto devozionale”, ma il paradigma di come l’amore umano possa diventare specchio dell’amore divino. Gesù, Maria e Giuseppe: pazienza, lavoro, ascolto reciproco, preghiera silenziosa. Una santità feriale, fatta di piccoli gesti intrisi di significato.

Il cammino concreto

È questo che cerchiamo di vivere, noi coppie dell’Istituto. Non siamo eroi, né figure straordinarie. Siamo uomini e donne che provano, nel quotidiano, a “rendere sempre operante la grazia del sacramento”, come ci chiedeva il Fondatore. Lo facciamo attraverso momenti che ci aiutano a non perdere la rotta: i Ritiri mensili, pause preziose per guardarci dentro e ripartire; gli Esercizi Spirituali annuali, quest’anno dedicati alla “dimensione apostolica”, perché la fede vissuta in famiglia trabocca naturalmente verso l’esterno, nell’accoglienza, nella testimonianza discreta.

In eredità un un seme di speranza per oggi

Il 4 aprile 2025 sarà l’occasione per ringraziare per quel seme di speranza gettato tanti anni fa. Un seme che oggi germoglia in tante case, forse, in modo silenzioso, lontano dai riflettori. In un tempo che mette a dura prova i legami, che interroga il senso stesso del “per sempre”, sentiamo la responsabilità e la bellezza di custodire questa piccola luce. Non per imporla, ma per offrirla. Come un faro discreto che ricorda a tutti che sì, anche tra le mura di una casa, nel quotidiano di un amore sponsale, si può incontrare Dio e camminare verso la santità. È l’eredità di Don Alberione, un’eredità che non appartiene solo a noi, ma a tutta la Chiesa che crede nella forza rivoluzionaria della famiglia.

 

Équipe Comunicazione
Istituto Santa Famiglia

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