Il sorriso negli occhi di Don Francesco, il prete che ascoltava
A volte, per raccontare una vita, non servono date o incarichi, ma un’immagine semplice ed eloquente. Per Don Francesco Todaro, è quella di un uomo che «ti guardava negli occhi, sorrideva e ascoltava». È questo il ritratto più intimo del sacerdote paolino, spentosi a 85 anni oggi, venerdì 3 ottobre 2025, nell’infermeria della sua comunità a Roma. Un’esistenza intera, la sua, vissuta con la delicatezza di chi sa mettersi in ascolto prima di parlare.
Un’accoglienza che lasciava il segno
Originario della Calabria, nono di tredici figli, Don Francesco aveva scelto la vita religiosa giovanissimo. La sua missione più sentita è stata quella nell’Istituto Santa Famiglia (ISF), dove la sua capacità di accogliere era immediata e disarmante. «Adesso non scappate più», disse nel 1993 a Maria Giovanna e Giuseppe Sponziello del Gruppo ISF Copertino (LE), al loro primo incontro. «Siamo ancora e sempre qui», commenta oggi Giuseppe. Sapeva leggere nei cuori e dare la spinta decisiva. Lo ricordano bene Maria e Giuseppe Castoro del Gruppo ISF Bari, che dopo anni di incontri erano ancora titubanti. Fu lui a dire loro: «Non indugiate, quando si tratta di dire sì a Dio nessun timore». E finalmente entrarono. Per molti, come Caterina e Angelo Ietto del Gruppo ISF Villa San Giovanni (RC), è stato un accompagnamento sicuro nei “primi passi”, mentre per altre coppie, come Maria Luigia e Renato Curci del Gruppo ISF Roma, è stato una guida per tutta la vita.
Un magistero di umiltà e servizio
Il suo obiettivo, come ricorda un confratello, era semplice e profondo: “avere rapporti belli con tutte le famiglie”. Un approccio che è diventato un vero e proprio insegnamento per l’intero Istituto, come sottolineano Mariella e Claudio Cazzato, Responsabili Nazionali dell’ISF: «Ci hai insegnato che possiamo amare la nostra vocazione e corrispondervi pienamente con vero spirito di servizio, con umiltà, senza pretendere onori e riconoscimenti umani». Un magistero di vita, sono sicuri, proseguito silenziosamente anche nella malattia, con la preghiera per tutte le famiglie.
Il volto mite della determinazione
Anche al variare degli incarichi, il suo spirito restava lo stesso: dignità, umiltà e un grande amore per la sua comunità. A Firenze, come Direttore del Centro Culturale San Paolo, unì la sua mitezza a una sorprendente determinazione. Credeva che la bellezza fosse uno strumento per annunciare Dio e con questa convinzione riusciva a costruire relazioni, a coinvolgere laici e religiosi nei suoi progetti, con un entusiasmo contagioso.
Ha vissuto la malattia degli ultimi anni con serenità, la stessa con cui, tempo prima, rifletteva sulla possibilità di dare a ogni istante «dimensioni di eternità». Ora, Don Francesco è tornato in quella “casa del Padre” che ha sempre indicato agli altri con il suo sorriso e il suo sguardo accogliente.
Le esequie
Il funerale sarà celebrato sabato 4 ottobre, alle ore 15.00, nella Sottocripta della Basilica Regina degli Apostoli a Roma.
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Équipe Comunicazione
Istituto Santa Famiglia

